Ad occhi chiusi
Ci passiamo il tempo a illudere, false confessioni da elargire a giorni di sole impallidito, quando il sonno cede al desiderio e finestre non respirano.
Avrei voluto rappresentare tutto quel che pretendevi, somigliare a sogni e aspettative, senza disseminare il ricordo di prospettive al deserto.
Ci sono lacrime che lasciano quel poco che resta, un anonimo vuoto di quel che non è mai stato.
E adesso invochi la bella stagione in compagnia d’istupiditi, con obsoleti reumatismi, codici e biglietti.
Fluidità intensa, la serberemo ognuno per sé, per gli ospiti che si fermano un solo giorno, col vento caldo o per far compagnia alle prime nebbie, per una mutazione sostanziale.
Musica tranquilla mi dimentica d’essere, aria immobile e pioggia verticale.
Non vedo fori che filtrano luce dal velo notturno.
Siamo leggeri, senza zavorre e non sappiamo ancora dove svegliarci.
Quel grosso granchio che somigliava a un cuore nero è rimasto sulla chiglia arenata.
Dalle cime rinverdite, è cambiata tutta quell’acqua cristallina nei ruscelli –
Leggeri e senza zavorre
ovunque ci svegliermo
a incontrar noi stessi…
Da dove non si riesce a tornare –
Ti ringrazio