Capitale Terminale
Se questi giorni sembrano fermi
In anonima scomparsa
Improvvisamente la festa è terminata
Hanno dimenticato elettricità
Nelle lampadine incandescenti
Locali deserti da spazzare il vento
Musica a largo volume in vuoti numerati
Ombre sparute celano zigomi
Ad angoli di fessure in penombra
Gelaterie fluo- tavolini giardini interno
Lastricate d’osterie periferiche
Chiome nero smeraldo
Suadente insetticida
Sceso a bere qualcosa
Pensieri insabbiati
Barba coltivata
Biciclette di lustri
E nessuno di noi
Sapeva prendere
La patente
Allegria avanzata
Ne puoi trovare
Fra le patacche
Cittadino del mondo
Se non riconosci un idioma
Lettere hanno smesso di rispondere
Osservavo di sbieco dalle serrande
Mezzo abbassate chi attraversava
La strada per andare altrove di là
Gli elementi decorativi delle chiese
Sono ancora buoni per feste comandate
Mercenari alimentano il turismo
Lasciandoci al sicuro muri bianco neve
Edera delle nostre mani prolifera
E avvolge la trincea assopita
Bagliori di schermi votivi
Mordono la retina
Cola passiva preghiera
Su fermacarte cronici
Attesa di cammino sospeso
Travaso di sostituti sognanti
Pesca abbondante tracima
D’impulsi obsoleti nervosi
Tormento e indugio comatoso
Se e quando staccarmi la spina
Lampare coraggiose s’imbarcano
Aria tersa a picco su mare ellittico
Mirati a lune sismiche
E tremule memorie di calore –
Piccolo genio… 😉
quanto adoro come scrivi.
si un genio.
Oh mygod! Sono molto più piccolo di un genio 😉
Ciao Marco, la tua poesia cattura mirabilmente la
scena, come la star incontrastata di un film premiato.
Complimenti davvero
Mistral (ombreflessuose)
…per immagini, sfumature, mi piace concedermi giochi di luce sulla pupilla, mancanza di visione immobile, e fuggire: il senso di tutto è ricordo di ciò che è perso –
le parole vivono solo nello sguardo di chi va cercando(Le).
Grazie Mistral